L’isola di Plastica
Photo by Alejandro Duràn – Wash Up Project
Ciò che il mare prende, il mare restituisce. O quasi.
Le spiagge dell’ Oceano Pacifico lo sanno bene: la quantità di oggetti che viene ritrovata a riva purtroppo è solo una minima parte dei quello che tristemente si trova nei mari (sì, anche in quelli nazionali come Tirreno e Mediterraneo). E’ di recentissima pubblicazione lo studio eseguito dalla fondazione olandese Ocean CleanUp, che ha scandagliato in lungo e in largo la ormai nota isola di plastica (Great Pacific Garbage Patch) presente da decenni tra la California e le Hawaii. Sono stati recuperati oggetti impensabili: dal caschetto di lavoro al Game Boy, dalla cassa per bottiglie che riporta ancora la data di produzione (1977) ai giocattoli, dalle reti da pesca (che occupano il 46% dell’ingombro totale) agli spazzolini da denti. La GPGP si sta velocemente ampliando e ormai ha raggiunto una grandezza pari a 3 volte la superficie della Francia e gli effetti sull’ecosistema potrebbero essere letali e irrecuperabili.
Per questo ci si sta mobilitando a livello globale per raccogliere i rifiuti dagli oceani e sensibilizzare la popolazione a un più consono comportamento civile. Adidas sta producendo le scarpe UltraBoost Uncaged Parley fatte per il 95% di plastica raccolta e riciclata vicino alle Maldive, la LEGO intende produrre i famosissimi mattoncini plastic-free utilizzando invece materiali come canna da zucchero. Una classifica riporta che tra le nazioni più sostenibili la Svizzera risulta capolista mentre l’Italia è solo 16esima. Il consiglio europeo ha dichiarato che entro il 2030 l’obiettivo è, tra gli altri, riciclare il 100% dei rifiuti plastici; ad Amsterdam è stato aperto il supermarket dove niente è imballato da plastica; si è iniziato a sperimentare la produzione di piatti commestibili composti da grano compressato.
In Italia, invece, è passata la legge per l’utilizzo di sacchetti più idonei nei reparti ortofrutticoli, dal 2019 i cotton-fioc dovranno essere certificati per la biodegradabilità, mentre dal 2020 saranno bandite le micro-plastiche cosmetiche nei prodotti da risciacquo ad azione esfoliante o detergente. In Toscana da marzo a ottobre 2018 le grandi imbarcazioni di pescatori dovranno destinare al riciclo i rifiuti pescati durante l’attività ittica, portandoli in porto.
Anche nel dentale si sta muovendo qualcosa: sono già prodotti spazzolini di bambù 100% biodegradabili da aziende medio/piccole, di cui vi parlerò a breve, in attesa che anche le major del settore si attivino. Nel frattempo anche le nostre azioni nel quotidiano sono fondamentali per un cambiamento di rotta; ricordatevi che gli spazzolini (sia manuali che elettrici) e i dentifrici devono essere gettati nella raccolta differenziata: informatevi presso la vostra realtà di riferimento cittadino su quale sia la loro corretta destinazione. A Milano, l’Amsa destina gli spazzolini manuali e le testine dell’elettrico nel secco/indifferenziato, le componentistiche elettroniche vanno consegnate in discarica nelle apposite isole tecnologiche, mentre il tubetto di dentifricio va gettato nella plastica.
Se poi volete unire l’utile al dilettevole, potete cimentarvi in un nuovo modo di fare sport chiamato plogging, cioè che unisce il jogging alla raccolta dei rifiuti. Chi abita a Milano deve sapere che questo sabato 28 aprile si terrà la prima corsa che ripulisce la città: l’appuntamento è per le ore 9 davanti alla Chiesa di San Cristoforo sul naviglio per ridare lustro a 4 km grazie ai sacchetti biodegradabili e ai guanti offerti da Amsa.
Per ulteriori informazioni:
www.theoceancleanup.com
www.nature.com
www.greenme.it
www.alejandroduran.com