Piercing in bocca: ecco le cose da sapere prima.

E’ dal verbo anglosassone “to pierce” (forare, bucare) che deriva il sostantivo piercing o body piercing con cui si indica la perforazione superficiale di una qualsiasi parte del corpo. Questa pratica tribale, esercitata in tempi e modi differenti in altrettante etnie e popolazioni del globo, può assumere significati diversi: sociali, religiosi, tradizionali, spirituali, identificativi, erotici, modaioli ed estetici.

Nel mondo occidentale, al giorno d’oggi, questo fenomeno è molto diffuso tra i giovani e giovanissimi. Il piercing è costituito per la maggior parte da materiali biocompatibili quali acciaio chirurgico o titanio, ma vi sono componenti anche in resine acriliche, plastiche, bioplastiche, silicone, teflon, osso, vetro, oro, argento e legno.

Tra tutte le sedi corporee a disposizione, la cavità orale non viene esclusa da tale pratica. Esistono dei piercing definiti extra-orali o perio-orali, quando il foro permette una comunicazione con l’esterno (guancia, labbra) oppure sono di tipo intra-orale, cioè quando il monile risiede unicamente in bocca (lingua, fornici, frenulo, ugola). L’esecuzione di tale pratica prevede l’uso esclusivo di un ago, infatti la “pistola a scatto” non è più a norma.

I piercing orali generalmente sono costituiti da un corpo centrale (dritto a barra oppure ricurvo a semicerchio o cerchio) che presenta alle sue estremità delle parti terminali (o gioielli) di forma sferica o piatta e schiacciata, assemblati tra di loro con un meccanismo di avvitamento a filettatura. Lo spessore, il diametro, il peso, la grandezza o la lunghezza del monile dipende dalla zona anatomica da perforare.

monili - pic via web

In Italia, un’applicazione di questo tipo è regolamentata dalla legge n.1313 del 14/01/2009, secondo cui ne è espressamente vietata la pratica sui minori di 18 anni, a meno che vi sia il consenso dei genitori o del tutore. Va da sé che non tutti sono candidati per potere eseguire delle pratiche di perforazione: banalmente dal minorenne senza approvazione genitoriale o da colui che ha la fobia degli aghi (belonefobia o aicmofobia), fino a coloro che manifestano malattie croniche (es: diabete), cardiocircolatorie, valvulopatie, frequenti formazioni cheloidi, oppure chi è in terapia anticoagulante o immunosoppressiva, e ancora: pazienti in gravidanza o immuno-compromessi. E’ buona pratica informarsi in anticipo, chiedendo consulto al proprio medico curante prima di procedere a qualsiasi intervento di questo tipo.

Come già accennato più volte, la bocca è la sede in cui apparato respiratorio e digerente si incontrano: la flora microbica è costituita da una popolazione di più di 700 specie batteriche, di cui gli studi scientifici confermano che solo una metà sia stata studiata e catalogata.

Ci si augura sempre che il piercer -in quanto abilitato a tale pratica- segua minuziosamente le norme di igiene, sterilità e smaltimento imposte dalla legge e dia dettagliate indicazioni sull’intervento stesso e possibilmente anche sul post-operatorio, fornendo informazioni sulla gestione del monile che andrà ad applicare. Ecco che anche accenni sull’after-care in generale (igiene, dieta, emergenze) sono graditi, per non lasciare il cliente in balia di se stesso.

Il professionista, invece, che si occupa della salute del cavo orale (sia esso dentista, igienista dentale, otorinolaringoiatra, gastro-enterologo, osteopata) deve porre particolare attenzione a questa pratica nel distretto anatomico di sua competenza.

Innanzitutto, se si riesce a intercettare il soggetto che manifesta la volontà di perforare una qualsiasi sede della propria bocca, è bene avvisarlo su cosa può succedere durante la procedura stessa: la letteratura dice che sono possibili reazioni allergiche da contatto, infezione da batteri, micosi e virus tipo hiv e hcv (se il materiale usato non è sterile e/o monouso), sanguinamenti ed ematomi, bruciori, gonfiori, secrezioni di pus, batteriemie, dolore, lesioni permanenti ai nervi, paralisi dei muscoli e, infine, respirazione orale notturna e alitosi.

A coloro che hanno già un piercing in bocca, va spiegata la varietà di problematiche cui si va incontro, molto spesso senza rendersene conto: infezioni, fratture dentali, recessioni gengivali, mancata cicatrizzazione o formazione di cheloidi, lacerazioni traumatiche, ma anche ingestione del gioiello qualora non sia avvitato bene. Inoltre, possono essere modificate alcune capacità funzionali fisiologiche, soprattutto in caso di gioielli estremamente grandi, pesanti o di qualità scadente: difficoltà durante la fonazione (soprattutto nella pronuncia delle L,R,T), la masticazione, la deglutizione, la mobilità della lingua e una eccessiva secrezione di saliva.

Potenzialmente qualsiasi zona anatomica è focolaio di problemi, ma -tra tutti- il piercing alla lingua è quello che in letteratura registra i maggiori danni -a denti e gengive-. Le revisioni scientifiche confermano che l’igienista dentale e il dentista, in qualità di operatori sanitari, dovrebbero sconsigliare vivamente (e quindi non averne di applicati essi stessi) la presenza di piercing nel cavo orale per motivi etici e professionali, in base a tutto quello sopra descritto.

Esistono in commercio anche dei finti (fakepiercing, definiti tali perché evitano la vera e propria perforazione anatomica, e sono magnetici. E’ chiaro che rispetto ai monili tradizionali, sebbene non si corrano i rischi legati al momento l’intervento e quelli ad esso successivi, la possibilità di causare lesioni ai tessuti molli e duri orali, indigestione o inalazione non varia. Si sconsiglia, inoltre, di applicare questi gioielli magnetici per lunghi periodi di tempo, per evitare problemi al sistema circolatorio.

Un’altra particolarità che ha il piercing è quella di essere rimovibile, quindi non permanente. La maggior parte dei pazienti non sa che il monile deve essere dismesso per consentire una detersione domiciliare adeguata, possibilmente tutte le volte in cui ci si lava i denti (logica e scienza suggeriscono 2 o 3 al giorno, ma almeno una è ritenuta necessaria): immergerlo in una soluzione disinfettante fintanto che ci si occupa dei denti e al termine pulire il piercing con scrupolo per eliminare accumuli di placca e tartaro con uno spazzolino a setole medie -specifico e dedicato a questo uso esclusivo-.

Anche il foro va mantenuto pervio, affinché non vi penetrino residui di cibo. Controllare frequentemente che il monile sia integro e non presenti evidenti lesioni del materiale, altrimenti è opportuno cambiarlo. Effettuare visite regolari dal dentista/igienista dentale di fiducia per valutare che la bocca sia in buone condizioni di salute e che anche il monile sia ben curato. E’ fondamentale che il professionista controlli il monile.

Se proprio non se ne può fare a meno, il professionista deve in ogni caso: saper valutare una eventuale errata applicazione del monile, consigliare il materiale meno traumatico per i tessuti orali/periorali, verificare che le procedure di detersione siano frequenti e corrette e mostrare al paziente come gestire l’igiene orale domiciliare, per ritardare il più possibile l’arrivo della noiosa frase del “te lo avevo detto”.

***Immagine copertina: @Tony Futura; immagini nell’articolo via web***

PS. In caso di riconoscimento di proprio materiale fotografico, chiedo di essere avvisata per poter mettere l’autore nei crediti di immagine. Grazie.

PS. If you find your own pic, please contact me to add your name in credit. Thank you.

 

 

Per ulteriori approfondimenti:

Ioannis P, Sakellari D. The consequences of Tongue Piercing on oral and periodontal tissues. ISRN Dent. 2014; 2014:876510

Hennequin, Slot, Van der Weijdend. The incidence of complications associated with lip and/or tongue piercings: a systematic review. Int J Dent Hyg. 2016 Feb;14(1):62-73. doi: 10.1111/idh.12118. Epub 2015 Feb 17.

Plastargias, Sakellari. The consequences of tongue piercing on oral and periodontal tissues. ISRN Dent. 2014 Jan 29;2014:876510. doi: 10.1155/2014/876510. eCollection 2014.

Policy on intraoral/perioral piercing and oral jewellery/accessories. Pediatr Dent. 2016; 38:74-75

McIsaac KE. Incorrect application of epidemiologic concepts in the incidence of complication associated with lip and/or tongue piercing: a systematic rewiew. Int J Dent Hyg 2016. 14:76.

Maspero C et al. The complication of oral piercing and the role of dentist in their prevention: a literature rewiew. Stomatologija 2014

Vozza, Fusco, Bove. Awareness of risks related to oral piercing in Italian piercers. Ann Stomat. 2014 Oct-Dec; 5(4): 128–130.

Marzo 27, 2020

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